Si è chiusa a Sofia la ventiduesima Deaflympic, l'Olimpiade dei sordi. La cerimonia di chiusura dell'evento, nel corso del quale è andato in scena anche il passaggio del testimone fra la Bulgaria e la Turchia - che ospiterà l'edizione 2017 - ha visto la presenza sugli spalti del “Levsky stadium” di diecimila persone e di altre quattromila (fra atleti e dirigenti) sul terreno di gioco, pronte queste ultime a sfilare per il commiato. Leggi l'articolo completo...
A come Ankara, ovvero la città che ospiterà nel 2017 la Deaflympic numero 23. Con l'augurio e la speranza che la crisi economica sarà diventata solo un ricordo sbiadito.
B come basket: al debutto olimpico le cestiste sorde agguantano il quinto posto. Se il buon giorno si vede dal mattino...
C come Carbone. Il ciclista di Pomezia, alla prima Deaflympic, conquista una medaglia di bronzo. Lo applaudono anche i genitori, presenti a Sofia e lui promette: “La prossima volta dovrò migliorare questo terzo posto”. Glielo auguriamo.
D come Deaflympic: il modo migliore per raccordare i sordi provenienti da ogni angolo del pianeta è rappresentato dall'Olimpiade, e non solo per le gare. La sera, le città che ospitano la “Deaf”, si animano come neanche d'estate in riva al mare.
E come eleganza, quella di Gloria Oddone, vera e propria mascotte della nazionale. Sempre pettinata, sempre sorridente, sempre con una “mise” diversa a pranzo e a cena. Ha meno di due anni, sarebbe il caso che qualche “mini” cavaliere cominciasse a farle la corte...
F come federazione. Sarà pure commissariata, ma non c'è stata una sbavatura nella spedizione bulgara.
G come Germano, ovvero il “cannibale” della piscina, undici medaglie conquistate in due edizioni. Russi e brasiliani farebbero carte false per portarcelo via.
H come hotel: il Novotel è stato “Casa-Italia”. Peccato solo che fosse anche “Casa-Bulgaria”, dunque c'era sempre una pietanza in meno rispetto alla tavola dei padroni di casa.
I come Italia: dodicesima nel medagliere, la spedizione azzurra riporta alla base 12 medaglie. Niente male per chi ha cominciato a organizzare la trasferta quattro mesi fa appena.
L come Longobardi. Pasquale di nome e campano di nascita, pure lui raggiunto a Sofia dalla famiglia: combatte tre volte e vince tre medaglie di colore diverso. Può bastare per un debuttante?
M come medaglie: due in meno rispetto a Taipei, ma quattro anni fa c'erano una trentina di atleti in più rispetto a oggi. Peccato non “aver fatto 13”, altrimenti qualche titolo sui giornali sarebbe stato meno banale.
N come news. Quotidiane e puntuali, nonostante le connessioni andassero a rilento. Nonostante non arrivassero conferme su risultati, sui riscontri cronometrici e le benché delucidazioni su contestazioni e reclami.
O come Oddone. Imbattibile, pure se ha perso la sua prima Olimpiade, dopo averne vinte sei di fila. Siamo schietti: Barbara tornerà ad Ankara più forte di prima e le asfalterà tutte. Lo si legge nei suoi occhi.
P come ping pong, pardon, tennis tavolo. I “pongisti” non portano medaglie ma fanno esperienza. La sarda Podda crescerà, il meneghino Crespi diventerà ancor più genio e molto meno sregolatezza.
Q come quattro ori. Avremmo giurato su quello di Germano, potevamo ipotizzare quelli del ciclismo. Su quello del karate avrebbero puntato un “lev” (la moneta locale) solo quelli delle arti marziali. Ma avrebbero sbancato il botteghino.
R come room massage, ovvero la stanza più frequentata del Novotel. Tutti lì a farsi massaggiare, “coccolare”, sarebbe meglio scrivere. Per gli amanti della cabala, il numero della stanza era 919.
S come Sofia, capitale della Bulgaria. Non se ne abbia a male il gruppo degli umbri (un vice capo delegazione, due interpreti, una cestista e un ciclista), ma Sofia somiglia tanto a Terni: una valle, le case e le montagne alle spalle.
T come Telser. Renate sbaraglia il campo, se non le avesse fatto difetto il cambio nella cronometro avrebbe calato il tris. Già medagliata nel 2007 nello sci di fondo, ricorda per certi versi Maria Canins, ciclista-sciatrice caparbia e guerrigliera, timida e umile. Appunto, come Renate.
U come unione, quella che fa la forza. L'abbiamo notata quando chi non gareggiava andava a fare il tifo per chi scendeva in campo. E che tifo, su quegli spalti bulgari.
V come volley. Due allenatori che paiono “gemelli diversi”, Romano Piaggesi e Stefano Bernardi, e due squadre che raccolgono poco rispetto a quanto hanno lavorato. Ma ci sono i presupposti per fare presto il colpaccio.
Z come Zanecchia. Dirigente unico, umano, nel contempo padre di famiglia ma anche manager. Sa dare bastone e carota in misura perfetta. Era presidente federale all'epoca di Taipei e portò a casa 14 medaglie, che dopo Sofia diventano 26. Lascia o raddoppia? Dipenderà (anche) dal Fato. M.M.